Il male di vivere..male di noi stessi..























I suicidi che si sono susseguiti in questi giorni a Taranto offrono motivo di riflessione.. ma lo offrono e lo hanno offerto anche quelli passati.. come offrono motivo di riflessione gli omicidi che maturano tra le mura domestiche.. genitori che uccidono i figli.. figli che uccidono i genitori.. insomma tutto, in questo momento, ci mette sul tavolo elementi per discutere, parlare, scrivere.. si.. ma sempre sull'onda emotiva di quanto avviene.. poi torniamo alla "normalità", se le nostre vite ormai si possono definire normali.


Anche io mi sono stancata di dire e scrivere sempre le stesse cose.. senza poi avere una risposta degna di essere chiamata tale o una soluzione se soluzioni ve ne siano. Sono credente.. ma indisciplinata.. si.. perché tante volte mi rivolgo a quel Dio che consente tutto ciò.. a quel Dio che ti sembra cosi lontano.. a quel Dio a cui stai chiedendo soltanto di avere tanta forza e tanta fede per "capire" o continuare a combattere senza chiedersi perché.. poi magari ti volti e nel mare di merda (perdonate il "francesismo" ma non saprei come altro definirlo) in cui ci si ritrova comunque scovi un bel momento o una bella persona o ancora capita un episodio positivo e pensi.. pensi che quella ti sembra la normalita' o l'eccezione e, invece, non dovrebbe esserlo. Siamo malati..
tutti indistintamente.. malati di indifferenza, di cattiveria, di invidia, di potere, di soldi e non riusciamo neppure a parlare con noi stessi.. siamo soli dentro e non ce ne facciamo una ragione.. soli perché vuoti.. vuoti perché svuotati dagli eventi, dal male che ci circonda, dalla crisi, dalla disoccupazione, dall'incapacita' di trovare la luce.. il male è sempre esistito, dalla notte dei tempi.. ma se il disegno di Dio era quello di contrastarlo o arginarlo.. beh non credo ci sia riuscito perché gli "uomini" che ha "reclutato" non si sono rivelati all'altezza del compito.. forse..

Ecco.. sto farneticando, ma francamente non so più cosa pensare e non so più se la retorica o i messaggi retorici possano servire.. a chi poi???

E mi chiedo, delle volte, se non sia troppo tardi anche solo per pensare di porre rimedio ai disastri provocati da ciascuno di noi.. perché nessuno è escluso.. sia chiaro.. io per prima.. eppure non perdo la speranza e prego sempre quel Dio di fare il miracolo e donarmi la forza necessaria per combattere.. sempre e comunque..

Monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, non poteva essere più chiaro nel suo messaggio dopo la sequela di suicidi che hanno sconvolto,  in questi giorni,  la città.


"Non è difficile pensare che simili episodi generino smarrimento nella comunità e che chiamino qualche filo logico, il perché della negazione della vita e dell’autodistruzione. Una ragione non c’è, se non quella che sotto la traccia della nostra società c’è una profonda solitudine, quando non proprio l’isolamento. Viviamo in una comunità così “social” e così poco comunionale, lontana dalla condivisione.  Siamo spesso così informati e al contempo indifferenti. Se dovessimo analizzare i sintomi saremmo tentati nella diagnosi di una città depressa, senza speranza, ma non voglio assolutamente rassegnarmi a quest’idea. Pur in gravissime difficoltà,  a Taranto, non diversa dalle altre città del mondo, noi abbiamo tante falde di speranza, come ad esempio la fede, la famiglia, l’accoglienza, il valore dell’amicizia e di una solidarietà che scorre naturale nelle nostre vene. Invito tutti all’apertura e all’attenzione all’altro. Spesso, anche sullo stesso pianerottolo di casa, quando non proprio sotto lo stesso tetto a pochi metri da noi, si aprono scenari di dolore e di confusione: l’affetto, la generosità, l’ascolto sono farmaci indispensabili per chi avverte il male di vivere. In una terra particolarmente cristiana non possiamo rimanere indifferenti.
Infine ritenendo il suicidio come gesto di assoluta gravità, definito dal Catechismo come contrario all'amore del Dio vivente, annuncio ancora una volta il Cristo misericordioso, vicino al cuore di ognuno, specie a chi patisce l'angoscia o il timore grave della prova e della sofferenza. Preghiamo per questi nostri fratelli. Sempre il Catechismo afferma che Non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte. Dio, attraverso le vie che egli solo conosce, può loro preparare l'occasione di un salutare pentimento. Gesù può mostrare il suo volto bello e abbracciare questi suoi figli.  La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla loro vita. Le ragioni non potremo mai saperle adeguatamente ed è essenziale condividere il dolore, il rispetto e la speranza".





















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