Sara, un Simbolo per la rinascita di tutti noi



La solidarietà e l’accoglienza. A Taranto c’è chi fà volontariato allo stato puro, c’è chi del volontariato ne ha fatto la sua ragione di vita.

Ylenia ha donato il suo cuore a questa causa e, nonostante il suo sogno di fare l’ostetrica sia sfumato, lei dei bambini si occupa sempre e comunque. Sono i bambini venuti da altre terre le cui vite sono già un dramma ancora prima di nascere. C’è una meravigliosa coppia nigeriana che ha concepito e fatto nascere a Taranto la sua Sara Eghosa. In questo pezzo scritto per il giornale racconta la loro storia perché possa essere di stimolo a tutti; perché qualche volta i nostri cuori, ormai troppo chiusi, possano aprirsi all’amore verso gli altri cancellando troppi luoghi comuni e cattiverie.

Da La Gazzetta del Mezzogiorno del 29/05/2016
 
Sara Eghosa è uno scricciolo di appena tre settimane di vita e con una montagna di capelli neri. Lei è nata a Taranto da genitori nigeriani il cui folle amore ha resistito ad anni di lontananza e di problemi. Mamma Sarah e papà Benjamin sono approdati dalla Nigeria in Italia a bordo dei barconi della speranza. Lui è a Taranto da cinque anni mentre la moglie è arrivata un anno fa. Non parlano volentieri del loro passato, ma Sarah – ricordando quindici ore di traversata dalla Libia alla Puglia – piange e si chiude nel mutismo. La loro storia non è evidentemente delle migliori. E poi non si può dimenticare – assolutamente no – il loro Paese di origine perché là sono stati costretti a lasciare insieme a una nonna il primogenito, Prince, di quattro anni. La piccola è la loro fonte di gioia, ma la felicità sarà totale quando la famiglia sarà tutta riunita. Mamma Sarah ha una grande forza e per questo motivo ha voluto dare lo stesso nome alla sua bambina, Sara (senza la h). Il suo desiderio è che abbia la sua energia, quella che le ha permesso di affrontare i peggiori ostacoli per giungere in Italia e tentare di vivere una vita diversa. Eghosa perchè è tempio di Dio.

Il 22 maggio scorso Sara, i cui genitori sono cattolici, è stata battezzata nella Concattedrale Gran Madre di Dio. La sua madrina è stata Ylenia Motola, 22 anni e il sogno di fare l’ostetrica, che del volontariato - quello vero e autentico, quello lontano da ogni interesse e business – ne ha fatto la sua missione di vita. Da quando ha conosciuto mamma Sarah si è dedicata a lei e a quella bambina che doveva nascere.


































E il giorno del parto era là, in ospedale. Non li ha mai lasciati soli mamma e papà. “Tu sei stata mandata da Dio”, le hanno ripetuto più volte loro con le lacrime agli occhi. Ylenia e gli amici dell’associazione della famiglia di Ohana - da lei fondata – hanno regalato a Sara l’abitino per il giorno del battesimo e la torta.


Una festa per lei e per i suoi genitori che vivono in un alloggio di fortuna. Non è una casa quella in cui mamma, papà e Sara vivono. Benjamin vorrebbe offrire una vita dignitosa alla sua famiglia e sta cercando lavoro. Una occupazione qualunque purchè lavori e guadagni il denaro necessario a sopravvivere e a non far mancare nulla alla moglie e ai figli, con l’auspicio che anche Prince presto possa raggiungerli in Italia.

Sara è una figlia della speranza. Quella speranza che accoglienza e solidarietà non siano solo parole, che l’integrazione possa esistere per davvero, che le polemiche lascino il passo alla ragione, che gli interessi economici e politici vengano scavalcati da un po’ di umanità.



Ylenia e Sara siano in qualche modo un simbolo per Taranto. Simbolo di rinascita per tutti. 























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